Una distesa immensa di terra rossa su cui vivono ulivi secolari, sagome contorte che sono la voce della storia. File di oleandri fucsia e scarlatti che fiancheggiano strade e autostrade. Borghi, nella campagna che paiono presepi congelati nel tempo. Città bianche, come Ostuni, che sovrastano il mare. Gioielli di architettura barocca, Francavilla Fontana e la più nota Lecce, con palazzi delicatamente scolpiti e che hanno il colore dell’oro, soprattutto al tramonto. Il Gargano, con Vieste, la sua perla. Trulli e ancora trulli, piccoli pezzi di Alberobello sparsi in tutta la regione, curati e restaurati, abitati dai pugliesi che amano preservare le loro tradizioni. Il Salento, ribattezzato Salentoshire, con le sue meraviglie di chilometri e chilometri di spiagge bianche o dorate, dipende dalla luce, che si susseguono infinite nel lato jonico della regione. Dall’altra parte invece, quella adriatica, le rocce della costa diventano grotte, calette, piccoli anfratti dove si infrangono le onde. Polignano a Mare, Otranto, Gallipoli, Punta dell’Orso, Punta Prosciutto, Leuca con il suo faro che pare custode e fine del Paese insieme. Le masserie, molte della quali rimesse a nuovo e trasformate in resort stellati. La natura sovrana che ti fa spalancare gli occhi di fronte a meraviglie come le Grotte di Castellana, un groviglio di sentieri sotterranei popolati da stalattiti e stalagmiti di milioni di anni che hanno forme bizzarre e ardite. E la cucina semplice e genuina che ha il sapore di tradizioni immutate: pane di casa, pomodoro e olio… non occorre essere un gourmet per apprezzarne sapore e profumo. Questa è la Puglia che vogliamo raccontare, magnetica d’estate con il suo mare che regge il confronto con le mete esotiche del mondo, e magica nelle stagioni di mezzo. Quando la terra diventa ancor più rossa, clima e profumi si addolciscono e i colori sfumano. Imperdibile.


Lecce, il fascino del Barocco 

Cos’è il Barocco? Basta fare un giro del Salento, in lungo e in largo, per capire di cosa stiamo parlando. La parola è spagnola e indica l’arte che dominò il Seicento europeo, sostituendo alle misure ideali e classiche del Rinascimento, la scoperta meravigliata e spettacolare della Natura. La corrente barocca nel Salento è stata ben più che un’espressione artistica: è stata l’impulso che ha dato vita alla ricostruzione in chiave innovativa – per l’epoca – di monumenti, chiese e palazzi che hanno saputo resistere al tempo per la loro bellezza. Partendo dagli influssi stilistici provenienti da Lecce, in tutti i centri urbani del Tacco d’Italia chiese e palazzi si son visti impreziosire di decorazioni esuberanti, capricciose e ammalianti, con continui disegni non solo decorativi, ma spesso con chiari rimandi iconografici. Una schiera di architetti, scultori, pittori, artigiani quasi tutti nativi e attivi nel Salento ha così reinventato con misura locale l’opulenza del Barocco spagnolo. Allo stesso modo, è proprio tra il Seicento e il Settecento che si definiscono le piazze più belle del Salento come nei casi di Piazza Salandra a Nardò e Piazza Duomo a Lecce, in un contesto molto più armonico e arioso di quanto non venisse fatto nei secoli precedenti. Lecce è una meravigliosa città dove palazzi, edifici, ville e conventi fanno bella mostra di sé e portano davanti la loro bellezza artistica barocca. Se non avete molto tempo da spendere in una visita accurata della città, andate direttamente in piazza Duomo, dove troverete il vero e proprio trionfo del barocco leccese. Sulla piazza si affacciano il Duomo, il Seminario e il Vescovado. Se di giorno in questa piazza il colore dominante è il tipico giallo della pietra leccese, di sera rimarrete stupiti dalla bellezza della pietra leccese illuminata artisticamente dalle luci, che creano un’atmosfera romantica e surreale. E continuate a percorrere le strette vie del centro storico d’impianto medievale: vi troverete di fronte alla magia della basilica di Santa Croce, con l’attiguo ex Convento dei Celestini, con un maestoso rosone intorno al quale si dispone un’incredibile selva della fantasia: una schiera di animali fantastici e di schiavi esotici regge una balconata trapunta di colonnine e statuette, intorno all’occhio ciclopico s’irradiano cornici di fiori e frutti fra un tripudio di putti che reggono mitrie e corone, sotto gli occhi persi nel vuoto di statue di santi e di virtù. I due complessi monumentali sono solo i punti di richiamo e di prestigio di una fitta rete di chiese e palazzi che disegnano con sorprese continue strade e stradine del centro storico ricco di conventi riportati a centri di vita culturale e di movimenti continui delle mensole che reggono i balconi e dalle onde di ferro battuto che li percorrono. 

Cosa vedere nel Salento

Qualche anno fa era il Chianti a farla da padrone. C’era la corsa per accaparrarsi il casale in un luogo tranquillo e di grande suggestione. Oggi invece è il Salentoshire che conquista il cuore di chi è in cerca di una terra meravigliosa, nella parte più a sud della Puglia, tra natura incontaminata, masserie, mare turchese e muretti a secco. Grazie alla sua splendida posizione geografica è il luogo ideale per andarci in vacanza; nella parte adriatica magari a Santa Cesarea Terme, Torre Dell’Orso, Alimini e i suoi laghi, la magnifica Otranto e Castro con le sue rinomate grotte. Nella costa Ionica invece, ricca di paesaggi mozzafiato, si va a Porto Cesareo, Pescoluse e Gallipoli. Il fascino dell’arte, l’ottima cucina mediterranea e l’ospitalità sincera fanno parte del pacchetto sogno, dove il Medioevo si colora d’Oriente e vecchie filastrocche in “griko” risuonano nella Grecìa Salentina, come a Melpignano, dove antichi ritmi diventano musica contemporanea nella Notte della Taranta. Siete nella penisola verde tra due mari, terra magica in cui misteriosi dolmen e menhir indicano il cammino, nascosti tra gli ulivi e i muretti a secco nelle campagne tra Giurdignano e Minervino di Lecce, dove sorgono antiche masserie oggi trasformate in affascinanti strutture ricettive. A passo di trekking, andate alla scoperta di chiese paleocristiane e frantoi ipogei e non perdete lo spettacolo naturale delle grotte marine di Castro e Santa Maria di Leuca. Una passeggiata a Lecce è un viaggio nel barocco, tra chiese e palazzi ricamati nella pietra, cortili, giardini segreti e la sorpresa di un anfiteatro romano nel cuore della città. A Brindisi, invece, potete visitare due castelli e godervi il panorama sul lungomare Regina Margherita. Nei borghi si svelano le botteghe artigiane di cartapesta e pietra leccese e sulla tavola stanno tutti i sapori del Salento, da accompagnare con ottimo vino locale. In Salento si dorme nei palazzi del barocco, nel silenzio della campagna o vicino al mare, in dimore sobrie e accoglienti perché da queste parti la semplicità è alla base di ogni cosa: nello stile, nel piatto, nel decor che ristruttura masserie e case di campagna con materiali locali. In questa generale condizione di sensazioni belle e genuine, si inserisce la dolcezza del ritmo del tempo nei paesini dell’entroterra dove la gente del posto, dal cuore grande, regala grandi sorrisi e generosità. 

Golosità salentine 

La mappa della cucina tipica locale prevede menù preparati con ingredienti poveri, prodotti della terra e frutti dell’orto: tutti cibi che oggi definiamo a km 0 e che fino a 40 o 50 anni fa erano i soli disponibili. Pietanze gustose e ricche dei profumi servite con gli ottimi vini del Salento, e l’olio, figlio di quei maestosi ulivi di cui sopra. Vogliamo citarne uno su tutti, perché merita, perché è neonato (presentato sul mercato a febbraio) ma soprattutto perché nasce dalla voglia di tre giovani pugliesi di mantenere fede a terra e tradizioni. Si chiama Pujje, Puglia nel linguaggio originario dialettale tarantino, ed è strettamente legato al territorio in cui nasce, Taranto la Città dei due Mari. Due le varianti di questo EVO da gourmet: una delicato dal sapore morbido e un retrogusto piccante appena accennato, l’altra deciso, dal sapore robusto e un retrogusto piccante fortemente percettibile. Tornando alla mappa del gusto ecco un bell’elenco che troverete in trattorie e ristoranti salentini.  I primi: orecchiette e minchiarieddhri (maccheroncini) al sugo di pomodoro e ricotta forte di pecora, sagne ‘ncannulate (tagliatelle ritorte) con sugo e basilico, pittule (pasta molto lievitata con olive e cavolfiori) e ciceri e tria (ceci e tagliatelle fritte). I secondi? Turcinieddhri (involtini d’agnello arrosto), municeddhe, lumachine che si raccolgono quando hanno formato intorno all’apertura una membrana bianca, taieddhra (cipolle, patate, zucchine, cozze nere, pomodori, prezzemolo e olio), galletto di Sant’Oronzo, cotto in umido con salsa di pomodoro, cavallo al sugo, fracaja, pesciolini piccolissimi infarinati e fritti, scapece,  pesce azzurro fritto e condito con mollica di pane, zafferano, olio extra vergine di oliva, aceto e altre spezie, Polpo alla pignata cucinato in umido.  Per i giorni di festa invece si preparano i purceddhruzzi (palline di pasta dolce con miele e anisetti), le ncarteddhrate (pasta dolce con anisetti e miele, disposta a forma di rosa) e i mostaccioli (piccoli panini insaporiti con spezie, mosto e cioccolato). 

DOVE MANGIARE e dormire

 

Lo slogan potrebbe essere: “Là, dove si mangia bene”. E in effetti alla Tenuta Moreno Masseria & SPA di Mesagne (a una 50 di km da Lecce), un’antica masseria del ‘700 immersa in 12 ettari di uliveto, la cucina, o meglio il buon cibo,  giocano un ruolo importante. È vero che siamo in un luogo votato alla bellezza, magico di profumi e colori tipicamente mediterranei, è vero che siamo in campagna ma vicini al mare e che le 86 camere sono circondate da giardini fioriti e ulivi, ma è altrettanto vero che qui si producono materie prime eccellenti, olio extrafino –  e vino altrettanto – che solleticano palati a caccia di “buono e sano”. Qui è tutto green, cucina inclusa, e lo chef Vincenzo Elia trasforma i prodotti dell’eccellenza del territorio (come i pesci forniti  dalla Cooperativa dei Pescatori di Torre Guaceto, presidio Slowfood) in emozionanti combinazioni. Le proposte e gli abbinamenti dei due ristoranti, Aranceto e Sallentia, variano in funzione della stagionalità e dell’offerta dei produttori locali e gli ospiti hanno la possibilità di raccogliere ortaggi e verdure ottenute dalle antiche sementi autoctone dell’orto biodinamico della masseria, come quelle del pomodoro fiaschetto e regina o il peperoncino dolce di Carovigno ottimo con la purea di fave, che potranno essere gustati dopo la preparazione dello chef. Nella tenuta c’è  il più ampio campo di fichi della Puglia, con ben settanta varietà di alberi provenienti da tutta la zona mediterranea, dalla Francia al Nord Africa. I frutti locali entrano anche nel ciclo produttivo del presidio Slow Food del fico mandorlato di S. Michele Salentino: i fichi, essiccati al sole, vengono aromatizzati con scorza di limone e semi di finocchietto selvatico e arricchiti con mandorle di coltivazioni locali. Dulcis in fundo, sempre all’interno dell’orto si trovano 8 arnie per la produzione di ottimo miele e un pollaio che ha dato il via a un nuovo progetto finalizzato al ripopolamento di una razza particolare di polli, i famosi galli appartenenti alla razza “Leccese”, ormai a rischio estinzione e protagonisti dei decori sui piatti dell’antica tradizione ceramistica pugliese. www.tenutamoreno.it